Cronaca di un esorcismo marittimo
L’ultimo giorno della missione, un’atmosfera rilassata, le valigie pronte, le mute che si asciugano al sole e sorrisi stanchi ma felici.
È proprio questo il momento scelto dai giornalisti di France 3 per arrivare, curiosi ed entusiasti. Vogliono sapere tutto sul progetto EXOFISH-MED, sui pesci esotici, sulla scienza partecipativa… e io sono felicissimo di essere partecipe di questa meravigliosa avventura, quindi mi dico: perfetto, un’ultima intervista per chiudere in bellezza la missione!
Tutto è andato alla perfezione. Spiego il protocollo, le immersioni, la biodiversità, la posta in gioco… e aggiungo che alcune specie esotiche possono sconvolgere profondamente gli ecosistemi mediterranei. Il giornalista mi chiede degli esempi e qui inizia il dramma… Inizio a parlargli del campione di tutti i tempi di disastri ecologici nel Mediterraneo orientale: il pesce coniglio. Senza rendermene conto, avevo lasciato cadere la parola proibita. Sì, la parola “coniglio”. La parola ‘coniglio’. Con calma. Con naturalezza. Come se non fosse successo nulla.
Naturalmente, dato che ha fatto molti danni agli ecosistemi, insisto nel dire “pesce coniglio” ad ogni occasione. Tre volte, quattro volte, forse di più…. senza rendermi conto che, per i marinai presenti, ogni ripetizione suonava come una campana funebre che annunciava la maledizione.
In quel momento, l’unica cosa che riuscivo a pensare era: “Perché Xavier, il nostro capo missione, sta agitando le braccia come un semaforo in difficoltà dietro la telecamera? Esito tra il “mi sta facendo un grande segno di incoraggiamento” e “sta cercando di scacciare una mosca che lo infastidisce”… Quindi continuo, imperturbabile, il mio discorso scientifico.
Alla fine dell’intervista… e poi Xavier salta letteralmente fuori dalla scatola come Zebulon. Afferra la saliera dal bordo del tavolo e, prima che me ne accorga, ne rovescia il contenuto sulla mia testa, con l’aria solenne di un druido che evoca una maledizione.
Silenzio stupito. Qualche granello di sale mi scivola sulla fronte. Poi uno scoppio di risa generale. Soprattutto io. Perché Xavier, di solito così calmo, aveva ovviamente deciso di salvare la barca… con un sacco di condimenti.
Da allora, quando mi imbatto in una saliera, non penso più alla zuppa, ma al mio esorcismo con il fleur de sel, un ricordo che mi fa sorridere ogni volta e mi fa subito venire voglia di tornare a bordo.
Virginie Raybaud